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                                                               Calò profonda la notte turchina.

                                                              Appena un lampo
                                                              trasse per me antiche cose,
                                                              figure dagli occhi chiusi,
                                                              e un senso largo di religione.
                                                             Non seppi fare altro
                                                             che lasciarle affondare 
                                                             di nuovo. Laggiù

                                                                

era presente un’immagine

-prima di essere vissuta-

chiara, tutta in una volta:
di Noi cresciuto discendendo,
come si va nel bosco per la legna,
a fare anima. Nella casa d’infanzia

 

ricordo vivo  il puro sapore
che si levò al mio tramonto,
con tutta la forza che avevo,
nel suo mare di fuoco, mio figlio.

E quelle parole…

< Com’è stretto qui dove ci amiamo >

Splendeva il guscio, come una ghianda

al principio della sua vita.

Divenni, a quel tempo, una madre notturna,

integrando l'ombra, per non ucciderla,

trasformata, e perfetta, da un sonno profondo?


< Un uomo da solo non può 

salvare il divino della bambina.
Per questo hai mangiato la carne

del suo fegato, in abbondanza,

dove si accumula in luce tutto il compiuto

fino all’ultima goccia di pan-kréas,

ogni carne della bellezza,

fino a guarire i tuoi occhi ;

 

non è soltanto una νέκυια-

io credo- nel caldo dell’ombelico, 

con l’anima immersa nel sacro

del rosso inesorabile. > 


Come gemelli che vanno

con piedi diversi,

uno di terra l'altro solare,
che si allungano  insieme

verso il cono più alto

 e il basso dell’ombra ? 

 

< Da un luogo inaspettato,
o da una minima fessura,
può scaturire l'acquabuona che ci sfama,
la radice di mandragola che apre

le stanze sigillate del tesoro.

Il miracolo che fa che ciò avvenga

ha nelle mani  qualcosa che brilla,

la sua ombra è quella bambina

che  cresce, in mezzo alla gola,

dove branchi di animali come un fiume
vanno verso i pascoli seguendo

il percorso amorevole del sole,

poi ripartono. > Grazie a te

 

in questa immagine,

                            più lunga della vita,

il nostro seme vola,

fra gli stessi alberi,

ad accogliere la luce.

 Franca Alaimo - 18/07/2017 23:25:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]


L’intreccio dei simboli è così complesso che difficilmente se ne può trarre una "trama" lineare; piuttosto si accampa nel testo quel flusso di immagini legate più che dal filo della razionalità da quello assai più lucente e variegato della memoria del cuore che spesso ama accostare fra loro frammenti di vita solo apparentemente distanti. Mi sembra che in questa poesia il fil rouge possa essere l’infanzia, la propria, rappresentata oggettivamente come una proiezione quasi onirica, quella del figlio vissuto per poco, forse anche quella della poesia stessa, quando sa nascere intatta da qualsiasi cosa. In questo senso la poesia di Amina è archetipale, iniziatica, come molti hanno detto.Ed è questa sua misteriosa ossimorica carnale spiritualità ad incantare.

 Cristina Bizzarri - 18/07/2017 18:44:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Entro nella tua foresta di simboli, senza sapere nulla mi aggiro per i tuoi luoghi sacri e sento che noi stessi siamo simbolo, che tutto è sacro. Tu lo dici e canti, sulle orme di chi curava con la saliva, di chi, di ogni parte del nostro corpo, sapeva e sa tutta l’immensa cifra. Oltre a sentire sai, e sai molto della vita e del suo essere oltre, sei maestra e studiosa. La tua poesia è iniziatica. Solo in punta di piedi e con un dito sulla bocca ti dico queste cose, a te che sei fuori dal cancello eppure rimani qui con noi, Amina.

 Laura Turra - 17/07/2017 09:30:00 [ leggi altri commenti di Laura Turra » ]

Sempre leggendo i testi di Amina si ha la consapevolezza di essere di fronte a una pienezza sovrabbondante, una grazia che, attraverso la parola, fluisce dalla sua anima all’anima di chi legge, qualcosa di primigenio e nuovo, di quella novità che viene dal ri-nascere di ogni istante. Un canto dove la natura e l’uomo diventano una sola cosa.
Un grande abbraccio Amina!

 Gil - 16/07/2017 19:07:00 [ leggi altri commenti di Gil » ]

Magistrale come i grandi poeti di talento e di grazia ispiratrice; inoltre la lingua colta rende così complesso il testo, notevole nei suoi rimandi, che solo un lettore almeno di pari cultura può riconoscere e apprezzarne appieno il costrutto di sensi: sicché si passa dalla bellezza del canto alla profondità del pensiero. Ma è proprio del canto la preziosità "aminitica" dei testi di questa dotta e profonda Poetesse, un tessuto di parole in mirabili versi, che anche solo la loro ruminazione, possibile a chiunque, anche al più incolto dei lettori come me, conduce il "ruminante" sulle vertiginose e sconosciute vette dello spirito.
A qualcuno potrà apparire un elogio smodato, eppure io azzardo che, di questa Poetessa, ancora non è stato detto se non il minimo, ma tutta la grandezza deve ancora trovare penne sapienti, alcune sono presenti anche qui su La Recherche e hanno lodevolmente iniziato questo meritorio lavoro di critica, per di spiegarne ricchezza, bellezza e profondità attuali ed ancestrali di senso.

Grazie a te, "lingua degli angeli", Narimi.

 Domenico Pelini - 16/07/2017 17:57:00 [ leggi altri commenti di Domenico Pelini » ]

Grazie a te che discesa a fare anima,sei risalita per la gioia silenziosa degli alberi e per la nostra

 Leonora Lusin - 16/07/2017 04:55:00 [ leggi altri commenti di Leonora Lusin » ]

Solo silenzio e nulla ad accogliere le parole sacre, e il sacro riconoscersi in una infinito e tanto atteso riamarsi.
Il tempo è un cerchio.
Ti voglio bene,Soror...

 Franco Bonvini - 15/07/2017 23:07:00 [ leggi altri commenti di Franco Bonvini » ]

bellissima

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